Indagine sugli ostacoli al gioco all’aperto
Risultati dell’inchiesta esplorativa svolta nell’aprile/maggio 2014, 2015 e 2016
in alcune scuole primarie del Comune di Ravenna
In questo documento sono riportate le opinioni di alunne ed alunni della scuola primaria che hanno risposto alla domanda: “Che cosa ostacola, previene, impedisce ai bambini e alle bambine ad andare a giocare all'aperto?”
L'indagine è stata svolta in fase di preparazione a tre edizioni consecutive del Progetto della Festa del Diritto al gioco di Ravenna, durante l'arco degli anni scolastici 2014/2015/2016/2017, coinvolgendo le scuole Garibaldi, Pascoli, Tavelli, Randi, e Torre, attraverso la viva collaborazione con le insegnanti e gli operatori ed operatrici delle associazioni Lucertola Ludens, SeStante e Kirecò-Impronte.
Come parte integrante del laboratorio GIOCARE E' UN DIRITTO, a livello metodologico, con i gruppi classe, oltre a definire i problemi, si è anche fatta ricerca – attraverso una didattica interattiva - sulle possibili soluzioni ai problemi che si andavano definendo, cercando quelle che erano “a misura di bambino/a”, cioè a loro accessibili e praticabili.
Ogni volta, si lasciava ai bambini/e la scelta della priorità da dare al problema da affrontare con loro.
In questo modo si è altresì confermato che bambini e bambine non sono solo portatori e portatrici di problemi ma anche risorse per le risposte agli stessi, protagonisti e protagoniste della loro storia, soggetti capaci di influenzare quella degli adulti - semprechè gli adulti mettano in atto un serio ascolto e disponibilità a confrontarsi, a dare piena concretezza e senso all'art. 12 della Convenzione dei diritti dell'infanzia/adolescenza, o diritto alla partecipazione.
OBIETTIVO DELL' INDAGINE
L' indagine vuole contribuire a migliorare la cultura e la condizione di vita dell’infanzia e fanciullezza in città. Si è certi che, quanto è stato documentato, porterà ad una più profonda comprensione dei bambini/e di oggi, stimolando il rievocare delle memorie degli adulti.
Dare risposta ai problemi al gioco esercitato all'aperto significa cercare risposte concrete a mobilità e indipendenza delle nuove generazioni, al pieno riconoscimento di bambini e bambine come soggetti di diritto, affinchè possano godere appieno dei benefici del gioco stesso, per il loro benessere e crescita personale, nonchè di relazioni di comunità.
E' per questo che quanto verrà esposto più di seguito, è stato adottato nel corso del tempo come uno strumento "bussola" che ha orientato ed orienta tutt'oggi le scelte degli adulti - all'interno del progetto della Festa del diritto al gioco - per più efficienti e nuove politiche sul gioco in città.
I dati sono stati raccolti con l'uso di cartelloni, ricostruzione di appunti e ricordi degli operatori coinvolti, oppure trascrizione di appunti dei bambini/e. Non c’è nessun nesso tra la posizione della “voce” nella lista e la sua possibile priorità come problema, o percentuale di ricorrenza dello stesso. L’inchiesta ha avuto un’incidenza esplorativa e non statistica.
Alle “voci” sotto elencate sono state aggiunte delle spiegazioni per dare senso compiuto, univoco, il più possibile intellegibile, anche riportando parole espresse dai e dalle partecipanti.
Gli ostacoli al gioco all’aperto (dal punto di vista di bambini e bambine):
LA SOLITUDINE NON-VOLONTARIA
“Non trovando nessuno, restare a giocare da soli, che sia nel parco, nel giardino o nel cortile sotto casa, prima o poi annoia e fa passare la voglia di giocare, anche se si sta facendo quello che si desidera”.
Un 'altra voce si aggiunge: “Si esce da soli e si spera di incontrare qualcuno che si conosce, ma poi si resta delusi. A volte si rinuncia al desiderio prima ancora di uscire di casa.”
A questo problema, rilevato in tutte le classi, si sono anche associate soluzioni piuttosto insolite, e a volte veramente fantasiose, incuriosendo molto chi ascoltava.
Una bambina ha raccontato che, per tenersi compagnia, si inventava un compagno di giochi immaginario, facendo finta di giocare al “teatro televisivo”. L’attività consisteva nel guardare un programma di cartoni animati ben conosciuto, e poi di dare voce ai personaggi che si vedono sullo schermo, silenziando la televisione.
Non avere fratelli/sorelle o pochi amici/amiche con cui giocare, è un problema molto sentito, che rende solidali tutti/e verso chi ha espresso questo problema, che è innanzitutto uno stato d’animo (noia e tristezza), vivendo sincera empatia.
Succede anche che: “Alle volte sono in compagnia di amici o di amiche, ma poi succede che gli altri/e decidono di fare un gioco che a me non piace e allora mi sento come se si è in mezzo agli altri ma si è da soli”.
Un problema può essere la timidezza: “Ci si sente troppo timorosi di giocare con chi non si conosce, di entrare a fare parte di un'altra squadra, allora si evita di giocare, ci si auto-esclude.”
LO SPAZIO DI GIOCO
Con esso si intende la mancanza di uno spazio libero e a disposizione per il gioco sotto casa e oltre. Per molti dei bambini/e intervistati, aver un giardino sotto casa è cosa bella. Ma anche quando lo spazio c’è, vi potrebbero essere altri ostacoli al suo libero accesso; a fine discussione è sempre il genitore che decide.
Risulta più difficile da raggiungere quello spazio che è “oltre il giardino sotto casa”, come per il parco cittadino. Accade che se il genitore è inabilitato (perché ammalato o fisicamente inabile), oppure perché egli non si fida della propria prole (di mandare il figlio/a da solo/a al parco), questa chance facilmente sfuma. Dipende anche se il percorso per raggiungere il parco è considerato lontano; o pericoloso per la questione del traffico; o se il posto è frequentato da persone che non piacciono, di cui non c’è da fidarsi; in un caso “se la bicicletta è rotta (del bambino/a o del babbo/mamma)”, e si rinuncia al viaggio perché si sprecherebbe troppo tempo ed energia ad arrivarci a piedi.
A molti bambini/e è purtroppo impedito realizzare piccole commissioni verso i negozi sotto casa, considerate quasi svago per i minori di età. Altri possono giocare nel parcheggio solo se ci sono poche automobili.
“Non ci sono spazi adeguati vicino casa, e se sono lontani non mi ricordo la strada”, oppure “Ho il parco vicino, ma non ho il permesso di andarci da solo.”
Anche in questa circostanza è stato facile che si sia attivato il dibattito costruito sull’empatia tra chi può e chi non può uscire di casa, avendo genitori che acconsentono o meno, per i vari motivi sopra descritti.
MANCANZA D’IDEE
E' raro, ma ci può essere il desiderio e la possibilità di giocare all’aperto, ma l’assenza di idee di gioco induce il singolo/a a tornarsene a casa, per poi trovare nella televisione o nel video-gioco altri stimoli di divertimento e passatempo.
RISCHI PERICOLI NELL’AMBIENTE NATURALE
Per chi abita in periferia o in campagna, l’esistenza dell’erba alta e di un’area selvatica vicino casa, porta con se il rischio di fare incontri indesiderati con una natura considerata pericolosa, come le bisce o vipere che spaventano o posso essere un serio pericolo.
Ma anche un ambiente esterno non adeguatamente pulito può impedirne la sua frequentazione, per divieto del genitore o per libera scelta del minorenne d’età.
COMPITI DI SCUOLA
A volte il tempo libero pomeridiano dei bambini/e viene consumato nel fare i compiti. Per alcuni il compito è come una fonte di piacere, per altri di disperazione. Discutendo sull’argomento sono emerse possibili strategie per rendere più gradevole ed interessante il “fare i compiti” a chi proprio questi non piacciono, o a chi - con troppa fatica - li porta a termine con successo, o per accorciare i tempi del loro svolgimento al fine di avere più tempo libero.

GLI IMPEGNI PERSONALI
Molti hanno lamentato che, a gioco avviato, capita di doverlo sospendere, perché si deve andare via a fare altro, ad esempio un corso di sport, o dover accompagnare i genitori per non restare soli a casa. Così, anche se si desiderava continuare il gioco, lo si deve abbandonare o sospendere, vivendo la frustrazione. Una motivazione a fronte di questo è la costanza e disciplina richieste dall’impegno preso, altrimenti non si ottengono i risultati attesi. Nel caso del “corso di scuola calcio” si rischia di “restare esclusi dal team”, di non partecipare ad una competizione (soprattutto se si cerca la vittoria a tutti i costi).
Andare dal dottore è stata un’altra frequente causa che porta interruzione al gioco (anche se la si accetta meglio).
AIUTARE I GENITORI NEI SERVIZI DOMESTICI
Sono le richieste avanzate dagli adulti per essere supportati nei servizi in casa (tendenzialmente per aiutare la mamma, il babbo, è stato poco nominato) a pulire e ri-ordinare ambienti ed oggetti.
Queste richieste dell’adulto appaiono solitamente con un carattere “flessibile”. Infatti la richiesta di aiuto non giunge mai come imposizione. Si è notato che tra bambini/e e genitori, c’è più o meno sempre la possibilità di accordarsi su cosa e come fare le cose, sul tempo di durata dell’impegno, su quando esse devono iniziare, mediando con la voglia di giocare. Poi, molte delle attività piacciono ai bambini/e - anche se non è così per la maggioranza di loro.
I VESTITI NUOVI O PULITI
Se si hanno vestiti nuovi o costosi diventa difficile fare attività di gioco perché i genitori lo vietano. In questo caso e “se si è a casa o vicino casa - suggeriscono i compagni/e - bisogna andare a cambiarsi”, per indossare abiti adeguati all’attività.
FRATELLI O SORELLE più grandi o più piccoli
In casa accadono litigi con i fratelli o le sorelle più piccoli/e, ciò comporta che spesso “la colpa” ricade “sempre e solo sul più grande”; ed una delle conseguenze è che poi si deve restare a casa per fare compagnia al minore, o per punizione.
Altre volte è perché ci si deve prendere cura dei piccoli che hanno altre esigenze rispetto ai bambini/e della classe; oppure perché il modo di giocare dei piccoli non è interessante per i più grandi.
Magari succede che si ha tempo e per entrambi c’è voglia di giocare all’aperto, poi il disaccordo con l’altro/a sul cosa fare assieme, impedisce di materializzare questa possibilità, infatti se si resta soli con la propria scelta non si può più uscire, perché il genitore non si può dividere per permettere di fare due cose diverse ai due figli.
Gli impegni dei fratelli, ad es. fare i compiti, possono diventare un ostacolo: si deve attendere che l’altro li finisca, perché da soli non si può uscire.
GLI IMPREVISTI
Sono le cose che capitano fuori programma e che non si possono evitare di fare, portando come conseguenze al bambino/a, che deve interrompere il gioco o non avviarlo. Uno degli esempi riportati è: “Quando bisogna andare a prendere qualcuno alla stazione”, e i minori di età devono accompagnare l’adulto “perché non posso restare a casa da sola/o”.
LA STANCHEZZA
A volte si vorrebbe e si potrebbe andare a giocare all’aperto, e il parco non è lontano, ma ci si sente troppo stanchi, e si resta davanti alla televisione.
I PERICOLI STRADALI
Per alcuni la strada da attraversare per raggiungere il parco è un ostacolo considerato impossibile da affrontare, per paura o perché non concesso. Ma se la strada è a fondo chiuso, o se c’è poco traffico e poche automobili parcheggiate, per alcuni diventa possibile anche giocare in strada e sotto casa.
IL GIOCATTOLO TECNOLOGICO
I videogiochi sono una grande attrazione, e si perde molto tempo a giocare con essi; si rischia anche di farsi venire mal di testa e male agli occhi.
Giocando da soli tutto il tempo si perdono gli amici e le amiche con cui poter andare a giocare all'aperto, perché si smette di corrispondere alle richieste di incontrarsi.
Per alcuni è necessario che sia l’adulto a “staccare la spina”, perchè loro non ne sono capaci.
L’INFLUENZA, LA MALATTIA
A questa voce spesso si sentono levare un coro di consensi e lamenti, anche se il gruppo, discutendo, dimostra buona coscienza della realtà delle cose: “Si è costretti a restare a casa anche dopo che la febbre non c’è più, per paura della ricaduta” che potrebbe peggiorare la situazione della malattia, anziché avviarsi verso la piena guarigione.
Cercando delle soluzioni a questa frustrazione c'è sempre qualcuno/a che dice: “In questi casi si devono trovare idee e giochi da fare in casa, per far passare più piacevolmente possibile il tempo”, considerato molto annoiante.
CONDIZIONI METEREOLOGICHE AVVERSE
Per molti/e “il brutto tempo blocca” - in partenza - “il desiderio di uscire di casa”, ma non è per tutti/e così.
Dopo la pioggia, per alcuni/e si può andare a giocare fuori con delle eccezioni sancite dai genitori, ad esempio “si può andare solo là dove non c’è il fango”.
In prevalenza, per i maschi si esce anche se piove (se non è forte). In molti/e trovano che basterebbe vestirsi con stivali ed impermeabile, con appropriati indumenti.
Nel confronto tra genitori, è tendenzialmente la mamma che impedisce di uscire di casa più del babbo - che invece resta più favorevole.
Su questo punto la presenza in classe della maestra (che spesso vive anche una condizione di mamma con figli/e) offre la possibilità di ascoltare chi rappresenta la voce delle mamme, di quelle che hanno delle remore di fronte al meteo avverso. Questo ha sempre arricchito la discussione.
C’è da dire che la questione potrebbe aprirsi sul tema delle differenze di genere e la cultura di genere. A volte, e a conseguenza di un sondaggio per alzata di mano, si è posta la domanda: “Perché sono più le bambine rispetto ai maschi a resta a casa se piove?” Le prime risposte fanno emergere stereotipi, ma con la discussione si viene a rompere questa barriera culturale all’accesso equo al gioco.
IMPEGNI ED INTERESSI DEGLI ADULTI
Gli adulti stessi possono avere degli interessi che sono incompatibili con i tempi, le esigenze e i desideri di gioco dei bambini/e. Ad esempio se “... i babbi vogliono vedere la partita di calcio in televisione e invece io vorrei uscire”.
Questo è un classico esempio in cui, la ridotta autonomia ed indipendenza della prole, diventa ostacolo invalicabile se la regola è uscire di casa solo se si è accompagnati.
I VICINI DI CASA INSOPPORTABILI
Sono quei vicini di casa che si lamentano a qualsiasi orario del bambino/a che va in cortile a giocare. Questo si può accompagnare al senso di solitudine che vive il bambino/a quando constata che i suoi genitori non si prendono cura del problema o lo minimizzano.
E’ capitato di rilevare che esistono bambini e genitori inconsapevoli della possibilità di appellarsi ad un regolamento condominiale, che comunque dovrebbe permettere il gioco all’aperto da un certo orario in poi. E ci sono anche casi di bambini che si sono ribellati a questa imposizione dei vicini.
Accade che certi vicini impegnano parte del giardino comune per fare un giardino personale, così si deve “stare alla larga” da quello spazio.
LE PUNIZIONI
Per indurre a comportarsi bene o per stare nel giusto dell’adulto, una delle strategie dei “grandi” è quella di trattare l’attività di gioco come “merce di scambio”, occasione di minaccia e/o ricatto: “Se non ti comporti bene non ti mando fuori a giocare”, oppure “Prima finisci i compiti e poi fuori a giocare”.
Questo tema ha fatto dibattere parecchio i bambini/e, tra chi diceva che la sua mamma non lo puniva mai e chi diceva che per imparare era necessaria la punizione. Questa differenza incuriosiva molto e si voleva capire il modo con cui quella mamma otteneva le cose dal bambino, nonostante non ci fossero punizioni. Per i più, è stata una sorpresa scoprire che ci si può relazionare con il genitore anche senza le punizioni.

Scarica la versione "corta" della lista degli "Ostacoli al gioco all'aperto" dal punto di vista di bambini e bambine e la versione "lunga"
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