In questa pagina si recuperano le premesse espresse alla pagina Giocare a biglie è una cosa seria (in cui si illustra la proposta presente nel PAF di territorio) per entrare più nel merito dell'esperienza di laboratorio con i suoi contenuti e scelte metodologiche.
Il laboratorio "Giocare a biglie è una cosa seria - BIGLIAMO" è solitamente costituito da 4 massimo 5 incontri, eventualmente uno aggiuntivo se le insegnanti accettano di coinvolgere un'altra classe della stessa scuola per realizzare un momento di peer teaching tra la classe (che ha frequentato il laboratorio - e che potrà insegnare quanto appreso) ed una nuova classe.
Nel susseguirsi delle 4 sessioni di laboratorio molti sono i diversi contenuti che si susseguono.
-RACCONTARSI - Ad inizio incontro del primo appuntamento si invita la classe a narrare le proprie esperienze di gioco con le biglie. Solitamente un buon numero di componenti del gruppo classe si coinvolge nel raccontare qualcosa di se in relazione al gioco delle biglie. Possono essere memorie di giochi svolti in casa, dove anche si è sperimentata la costruzione di dispositivi per giocare, fatti in cartone e a volte in legno; oppure attività fatte con fratelli e sorelle o genitori in la famiglia e/o gli amici, ma anche ricordi di memorie d'infanzia raccontati a loro dai genitori e dai nonni). Di solito è molto presente il giocattolo compero, soprattutto piste assemblabili in vari materiali o il trasferimento del gioco delle biglie su o in un giocattolo che era stato venduto per altro.
Questo momento di attività inizia timidamente e poi coinvolge sempre più persone perchè i ricordi affiorano anche a conseguenza di ciò che gli altri hanno appena raccontato, per associazione. Ed è solitamente un bella opportunità per dare un esempio di una moltitudine e versatilità di utilizzo delle biglie per ideare/realizzare tanti giochi con poco, come anche per avviare un linguaggio base comune per poi comunicare meglio dopo.
Sicuramente non manca l'avvertenza di non usare il gioco delle biglie con bambini (fratelli/sorelle) più piccoli di tre anni, come anche in presenza del cane o del gatto.
-INSEGNARE - Un contenuto che è oggetto di insegnamento è solitamente la/le tecniche per lanciare la biglie, facendola rotolare verso il bersaglio nel modo più preciso possibile.
Alcune di queste modalità sono di tipo tradizionali e se non vi è mai stato qualcuno che ha mostrato spiegato fatto sperimentare queste modalità diventa necessario adottare una didattica che ricorrere ad una progressione di difficoltà crescenti, anche perchè questo invita a coinvolgersi in maniera continuativa, per superare sfide più complesse.
Per fare questo è piacevole coinvolgere anche le insegnanti e/o il anche il personale vario della scuola - che occasionalmente passa di lì - perchè anche loro hanno spesso avuto esperienza di gioco con le biglie e a volte dimostrano grandi abilità. Al gruppo piace molto ritrovare che le loro figure di riferimento adulte a scuola "tornano" bambini/e per coinvolgersi nel gioco con loro, anche "passando" loro quanto è stato della loro infanzia.
L'esperienza del "tramando" della cultura ludica è fatto serio nella nostro contesto socio culturale, poco esperito per le ridottissime opportunità di esercizio dell'autonomia, libertà di movimento e gioco negli spazi all'aperto e pubblici.
- PROGRESSIONE DIDATTICA - Mettere casualmente in coppia alunni ed alunne è un'attività che si rivela molto motivante per il gioco ed esercizio delle abilità di base del lancio della biglia. Senza un affinamento di queste abilità - che fanno prevalente ricorso alla coordinazione oculo-manuale - diventa difficile trovare soddisfazione nei vari giochi con le biglie.
Una volta srotolata la moquette (e in questo è utile farsi aiutare sin dall'inizio da un gruppetto di volontari della classe), si chiede al gruppo di separarsi facendo due righe di persone, ciascuna seduta al di qua e al di là dei lati lunghi del tappeto di moquette.
L'attività in coppia inizia con un lancio della biglia che passa dall’uno all’altro che sta di fronte e viceversa. Come stimoli al variare si può cambiare il modo di lanciare la biglia, insegnando la tecnica, facendo illustrare da altre persone, chiedendo se qualcuno ha inventato un modo particolare e che funziona.
E' bene dare al gruppo che impara anche un "criterio di valutazione" che permetta di rilevare che si sta migliorando con la pratica, che le proprie capacità sia di lancio (la tecnica) che di precisione (la mira) stanno migliorando, vengono affinate gradualmente. Questo permetterà anche la condivisione degli errori e degli espedienti per migliorare che ciascuno e ciascuna trova facendo.
Restando in coppia, passarsi la biglia ma con l’aggiunta di un bersaglio da attraversare, quale la “Porta sempre aperta” (che nel primo incontro sono prestate alle varie coppie dal conduttore del laboratorio). L'attività impone di concentrarsi maggiormente su di un pertugio che ha uno spazio molto più circoscritto da centrare e attraversare rispetto alla situazione precedente, in cui si doveva "passare" al compagno di gioco, mentre egli/ella attendeva la biglia.
Segue un'attività leggermente più difficile, quale il giocare in piccolo gruppo con “Il ponte”, cioè un gioco della tradizione in cui c'è un oggetto da centrare che - nella sua fattezza - ricorda "le arcate del ponte". Durante le attività a scuola si useranno modelli vari di scatole da scarpe trasformate in giocattolo, consegnate a gruppetti di tre o quattro bambini/e.
La maggiore difficoltà di questo passaggio resta nel fatto che i pertugi in cui fare passare la biglia sono più piccoli (diverse porticine nel Ponte) e soprattutto è un gioco a regole svolto in gruppo, e questo può comportare sia problemi di comprensione e adeguamento alle regole e sia di svolgimento, in cui tutti i componenti del gruppo devono stare attenti allo svolgimento.
Spiegare questo gioco può richiedere diversificate modalità per fare passare il messaggio: un giocatore a turno tira 5 biglie verso il Ponte; le palline devono centrare le porticine del Ponte per fare punto. Le palline che non entrano nel Ponte restano sul campo e saranno raccolte tutte in una volta dal giocatore stesso, quando ha finito il suo turno, passando le palline nelle mani del prossimo giocatore.
- COSTRUIRE - Sperimentati giocando sia le Porte sempre aperte in legno e sia il Ponte, la prossima attività richiede di esercitare la manualità per costruire i due giocattoli, e questo può comportare di ricorrere al secondo, al terzo incontro e al quarto appuntamento.
Costruire il Ponte è abbastanza semplice, e richiede che la classe abbia portato a scuola una scatola da scarpe per ciascun componente del gruppo.
In aggiunta servirà cartoncino bristol colorato, forbici e colla liquida (con bicchierini e pennelli per distribuirla sulle cose da incollare).
Preparate tante parti e o ritagli anche vecchi di cartoncino bristol si invita il gruppo a realizzare semplici forme da incollare sulla scatola. Mostrare quest'attività con degli esempi permette a tutti di comprendere facilmente il messaggio.
La creatività di ciascuno e ciascuna è stimolata anche in questo modo, attraverso "il collage".
Per alcuni bambini diventa difficile realizzare forme "non minuscole"
Costruire la Porta sempre aperta è più complesso ed implica che si separi la fase della progettazione da quella della realizzazione con la colla.
Al seguito di diverse esemplificazioni si mostra al gruppo come assemblare varie parti di pezzetti di legno, o scarti di lavorazione. Si cerca di fare comprendere il concetto di durevolezza dell'oggetto che si va a costruire, e soprattutto in che modo è possibile applicare a differenti tipologie di "porte sempre aperte. Si mostra una variabilità di modi di realizzare una Porta sempre aperta e del motivo che la si vuole così. Nonchè diventa importante trattare della nomenclatura per comprendersi: la colonna, la base, il tetto della porta, i supporti, il corridoio e altro.
-GIOCARE CON I GIOCATTOLI COSTRUITI - Infine si gioca con i giocattoli costruiti ad inventare giochi, nella libertà di scegliere con chi ideare/giocare (e con quest’ultima impegnativa attività anche mettere alla prova delle essenziali trasversali competenze di socializzazione e collaborazione).
Il tema del inclusione/esclusione è sempre presente anche nel gioco e poter giocare a scuola, in un ambiente con finalità educative, permette di considerare parte del laboratorio ciò che “stona” nelle interazioni umane ... come l’essere esclusi perché portatori di una diversità.
Così il giocare tutti assieme al di là delle differenze diventa più coerente quando si generano sfondi di apprendimento orientati alla creatività, quando tutti si ha la possibilità di stare nella consegna secondo proprie personali modalità.
Giocare all’aperto, dopo avere iniziato la pratica in aula muove verso l'invito a realizzare “Piccole feste del gioco”, invitando le insegnanti ad andare la di là del proprio team di aula per promuovere un gioco diffuso, che veda i bambini/e stessi protagonisti del tramando della cultura ludica, che può essere legittimamente considerata anch'essa di alto profilo di apprendimento scolastico, in quanto vengono ad esercitarsi competenze ed abilità trasversali.
Il semplice gioco delle biglie garantisce la qualità del gioco perché si ripropone la riscoperta di un gioco popolare poco praticato, ma in realtà estremamente accessibile, recuperando così la tradizione della cultura ludica locale e internazionale. Infatti le narrazioni stimolate ogni volta ad inizio laboratorio e centrate sulle esperienze di gioco con le biglie ed espressa in classe dalle figlie e figli di prima generazione dei migranti, hanno confermato la connessione tra la nuova generazione con quella dei genitori e nonni/e (per un giocare che sia ponte tra culture).
E la creatività ludica e manuale che si attua con il recupero e il riutilizzo di materiali, ha permesso alle nuove generazioni di generare nuova cultura ludica: inventare nuovi giochi, giocando con nuovi giocattoli – diversi da quelli da loro comperati – e che sono stati realizzati da loro con soddisfazione e pieno coinvolgimento, avendo altresì l’opportunità di esprimere la personalizzazione dei manufatti attraverso la decorazione, ricorrendo a semplici ma efficaci tecniche di collage e lavoro sul plastico in legno.
Partendo da ciò che è noto (modi tradizionali di lanciare la biglia – che sono stati oggetto di specifico insegnamento, con l’applicazione di una progressiva didattica che implica il passaggio dall’attività semplice all’attività più complessa) si è proposto successivamente un impegno verso la socializzazione: inventare un gioco richiede il confronto con gli altri/e, la discussione, la condivisione di idee e punti i vista, l’auto contenimento emotivo e l’empatia nei confronti dell’altrui vissuto.
Una situazione in cui l’adulto c’è ma solo su richiesta, o per dirimere con la mediazione situazioni osservabili e annotabili come “oltre la soglia” della violenza 8intendendo con essa non solo lo sgarbo espresso fisicamente, ma anche il maltrattamento psicologico, come il prendere in giro, dare nomignoli, fare male "per scherzo", sottrarre qualcosa ...).
Per arrivare all’invenzione è poi necessario garantire l’autonoma iniziativa nel fare e nell’ ideare tipica del gioco libero (le classi – durante l’orario scolastico - hanno avuto un tempo e uno spazio per l’autonomo esercizio del gioco con le biglie in associazione alle "Porte sempre aperte" costruite dagli stessi giocatori).
A tali punti c’è da aggiungere la questione della continuità, un obiettivo non considerato in sede di progettazione ma che è stato osservato per alcune classi e che sicuramente vale la pena di integrare in progetti futuri: la realizzazione di dispostivi ludici per giocare con le biglie - se mantenuti in classe per un più lungo tempo - ha permesso ad alcune insegnanti della Sc Pascoli di adottarli durante la ricreazione scolastica di metà mattina e del dopo pranzo per giocare con le biglie a scuola.
Nel contempo, il fatto che i dispositivi realizzati sono per la maggioranza riportati a casa dagli studenti/esse fa degli stessi opportunità per espandere e rendere autonomo il gioco tutto l’anno, per lo meno in ambiente domestico.
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