POSTCARD BRIDGES costruire ponti di cartoline
costruire “ponti di cartoline” per attivare "meticciamenti" tra classi e la promozione del protagonismo
Con quest’attività si vuole stimolare l’interazione tra gruppi classi della scuola primaria facendo ricorso ad attività che promuovono la manualità ludica e creativa, attraverso cartoline che mostrano giocattoli costruiti con materiali di riuso, riciclo e semplici strumenti manuali.
STORIA
“PostCard Bridges - Costruire ponti con le cartoline” è un piccolo progetto che si è integrato nella “Festa del diritto al gioco di Ravenna” a partire da inizio 2021 su di un’ideazione condotta dal’Ass. Lucertola Ludens.
Inizialmente ci si è rivolti a conCittadini (Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna) affinchè vi potesse essere uno sviluppo del progetto stesso, nella ricerca di interazioni con docenti di classi di “scuole poste sulla via Emilia”, nonché trovare un iniziale supporto alla stampa a colori delle cartoline stesse.
Come finalità ci si era proposti di avviare scambi e condivisioni con e tra le classi di scuola primaria, che avessero tutte come comune "oggetto mediatore" il giocattolo costruito, quello fatto con le proprie mani dai gruppi di minorenni d’età interessati.
Infatti si è riconosciuto che la costruzione del giocattolo, ed il conseguente gioco con gli stessi, sono sempre stati linguaggi universali, con cui si rende più facile tendere ponti tra soggetti che non si conoscono, ma che hanno in comune un simile interesse.
DIDATTICA E METODOLOGIE SUGGERITE
Operando nel concreto, ciascuna cartolina è portatrice di un’immagine o più di un tipo di giocattolo del “fai da te”, ovvero di giocattoli manu-fatti, che tra i loro componenti fanno prevalente ricorso a materiali di scarto di lavorazione, riutilizzo e riciclo.
In totale sono state realizzate 10 diverse cartoline per 10 giocattoli della tradizione, tutti aventi come sfondo una contesto naturale tipico delle nostre aree litoranee e delle pinete.
Queste, una volta stampate in tante copie, sono state organizzate in set da 4 cartoline e poi imbustate, e le tante buste sono state poi organizzate in vari gruppi: tanti quanti sono stati i gruppi classe coinvolti. Quindi di è operato per la distribuzione via Posta là dove l’indirizzo era “lontano”, oppure sono state portate in auto o in bicicletta laddove la scuola era “vicina”.
Con le docenti di riferimento vi era l’accordo che queste cartone, una volta giunte in classe, sarebbero state oggetto di un iniziale “mercato del baratto”: superare le possibili preferenze dei e tra i bambini/e con la possibilità di scambiare le cartoline che piacciono di meno con quelle che piacciono di più all’interno del gruppo classe.
L’una e l’altra cosa sono piaciute molto, tante il ricevere cartoline con i loro contenuti, che la possibilità di effettuare il baratto . E solo dopo queste fasi promuovere l'invito alla spontanea azione di costruzione del giocattolo nei bambini/e coinvolti.
Una promozione questa che preveda una fare di discussione tra partecipanti e con l’insegnante in cui si osservano le cartoline, si esprime che cosa piace di più e i meno si rilevano possibili difficoltà a costruire e si fanno ipotesi su come risolvere i problemi tecnici, anche se tutto questo viene agito su ipotesi, ci si fonda sull’immagine che viene mostrata dalle cartoline.
Sicuri che questo avrebbe servito per corroborare entusiasmi nel costruire in maniera autonoma a casa, individualmente o con l’aiuto di qualcuno in famiglia.
La scuola avrebbe così agito un importante motore di riconoscimento dell’importanza di quanto si andava facendo e nel contempo avrebbe fornito un prima occasione di scambio e condivisione di conoscenze dubbi idee definizione di problem solving in cui incorrere.
Ai singoli la scelta di cosa costruire e come realizzare, per poi darsi appuntamento dopo un congruo tempo per riportare tutto a scuola.
Il ritorno a scuola è stato segnato da un ricco scambio tra i partecipanti. Sulla base di un’azione spontanea si è poi inserito nuovamente l’adulto per facilitare lo scambio di curiosità, risoluzione tipiche questioni di "problem solving" inerenti la trasformazione del materiale, l'assemblaggio, la decorazione, i materiali alternativi (al modello di riferimento proposto nell'immagine), l'uso proficuo e in sicurezza di strumenti di facile accesso... e molto di più di ciò che “passa sotto ai banchi”.
INIZIALI CLASSI COINVOLTE
Ad avviare quest’esperienza nell’anno 2021 sono state diverse classi locali di Mezzano III A e Ravenna Sc Pascoli IV A; e poi - con la mediazione del progetto conCittadini - 4 classi dell'area di Piacenza; a cui si avvicenderanno anche 2 di Palermo e un gruppo di Kinshasa (tutti gruppi collegati a Piacenza).
Non c’è dubbio che servono anche altre idee che chiamino sempre di più in causa il protagonismo dei minorenni nella costruzione dei loro “strumenti del divertimento”, ma cosa ancora più avanzata sarà trovare ulteriori forme per un uso più consapevole, limitato, mirato e creativo della tecnologia digitale.
Tema richiamato soprattutto l’anno scorso dall’indagine sugli “Ostacoli al gioco all’aperto” (di carattere oramai pluriennale che si attiva con diverse classi della primaria), in cui e in ogni gruppo classe coinvolto, era stato evidenziato che uno dei più potenti impedimenti al giocare all'aperto è proprio l‘attrazione esercitata su di loro dalla tecnologia digitale, le attività che ricorrono ai multischermi, soprattutto la dove "la strada", giardini cortili, parchi non sono facilmente accessibili o scarsi, e la cultura degli adulti non promuove autonomia ed indipendenza nella mobilità dei minorenni, rendendo questi ultimi dipendenti dal passaggio dall’accompagnamento, dalla presenza di un adulto o chi fa per loro, se non fosse anche per fratelli o sorelle più grandi disponibili a prestare il servizio.
Mancando questi e nella disponibilità di tempo libero e motivazione, salta l’opportunità di giocare all’aperto.
Tra gli impegni del Tavolo per il Diritto al gioco, in previsione, si ha l’intenzione di cominciare a lavorare con un Tavolo di lavoro degli adulti, sul binomio “gioco in presenza e gioco virtuale”, lavorare sul binomio “on live” ed “on line” che, riconoscendo la concretezza delle relazioni tra virtuale e reale, oggi diventa “on-life”.
IL DESIGN DELLE CARTOLINE DI INVITO ALLE CLASSI
Lauramaria Petresku ha curato il design delle cartoline, questo in base all’indicazione generale di rifarsi al design del calendario Diritto al gioco 2020, che fu realizzato per ulteriormente concorrere alla promozione del diritto al gioco (con foto e frasi estrapolate dal Commento generale n17 all’art. 31)
Dalle molteplici foto a lei inviate, è stata fatta selezione e si è estrapolato il meglio, valorizzando graficamente i soggetti ritratti nel formato cartolina.
Per la realizzazione e per alcuni dei giocattoli che si desidera presentare in cartolina, si deve ricorrere a strumenti di lavoro che potrebbero non essere comunemente nelle case, ad operazioni manuali non così usuali. E ‘ anche vero che ciò che stimola, incuriosisce, potrebbe invitare ad ideare giocattoli simili fatti con ciò che è accessibile a ciascuno/a, soprattutto ispirare altro che resta imprevedibile (come l'utilizzo di materiali alternativi, non mostrati in cartolina), e che potrebbe attivare il desiderio di condividere la foto dell’oggetto. Ciò è nello spirito del gioco.
EVOLUZIONE
Si prevede che un futuro passaggio sarà quello di ricorrere a foto elaborate dalle classi stesse che si sono coinvolte, e che riprendono i manufatti dei bambini e delle bambine posizionati in luoghi che a loro piacciono. Tali foto e l’intervento della grafica permetterà di ideare nuove cartoline e restituire valore e nuovi stimoli alle attività spontanee di costruzione del giocattolo.
Per alcune classi si è dovuto ricorrere all'incontro online e l'esperienza ha funzionato comunque.
Dopo aver ricevuto le cartoline, la classe ha incontrato online l'animatore per ricevere suggerimenti sulla costruzione dello specifico giocattolo che la classe stessa ha scelto rispetto alle diverse proposte che sono pervenute con le cartoline.
Durante l'incontro erano i bambini e le bambine a portare fisicamente le parti del giocattolo che si andava a costruire davanti alla telecamera per fare arrivare all'animatore il messaggio: sto costruendo bene?, hai delle idee di miglioramento?
Il processo ha portato via buona parte di tempo ma i risultati finali sono stati comunque apprezzabili. Resta il fatto che sono a venuti a mancare tutti quegli inviti alla relazione di convivialità e gioiosa che sarebbero accaduti in presenza, l'anima ludica dell'esperienza.
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